A.C. 1238
Grazie, Presidente. Cari colleghi e colleghe, membri del Governo, si è scelto come proscenio per questo decreto la giornata del 1° maggio, festa che eleva il valore del lavoro e, nel fare questo, celebra anche la nostra Costituzione, in particolare gli articoli sul lavoro, gli articoli 1, 4 e 35. Poi, quel piano sequenza - lo hanno citato in tanti in questa discussione - che attraversa Palazzo Chigi, insieme alla Presidente Meloni, e che accompagna idealmente i follower, come se fosse quasi una categoria da sostituire a quella di cittadino, direttamente nel Consiglio dei Ministri a celebrare l'operosità di questo Governo, che finalmente libera le casse dello Stato dal grande spreco del reddito di cittadinanza, elargito ai divanisti, e si riversano finalmente nel mercato del lavoro centinaia di migliaia di occupabili per decreto. Maestà, abbiamo bisogno di forza lavoro: date loro degli occupabili. Una misura categoriale, che abolisce il diritto a una protezione universale continuativa. Dunque, 500.000 nuclei senza più questo reddito perché non corrispondono alla vostra profilazione di povertà: nuclei con minori, disabili a carico, over 65. Altri 100.000 fuori perché corrispondere o meno un affitto per voi non pesa sul reddito di una famiglia.
Da un decreto annunciato il 1° maggio e chiamato decreto Lavoro gli italiani e le italiane - in particolare i 4 milioni di lavoratori poveri - si aspettavano misure che migliorassero le condizioni di lavoro, che alzassero i salari, che stabilizzassero i contratti, che intervenissero sul dramma della sicurezza sui posti di lavoro, che conta quasi 300 morti nel solo 2023. Poi, dare strumenti, visioni e risorse per migliorare le politiche attive per il lavoro, perché, se è stato un grande vulnus del reddito di cittadinanza il progetto dei navigator, lo è e lo sarà certamente la vostra idea di erogare 350 euro ai cosiddetti occupabili, che frequenteranno 500.000 posti in più nei corsi di formazione che oggi, però, non ci sono.
Qual è, quindi, la vostra idea, qual è la vostra visione di supporto per la formazione e per il lavoro? Gli enti locali lo hanno sottolineato e rilevato chiaramente. L'analisi multidimensionale in capo ai comuni è senz'altro importante per definire percorsi di inclusione e formazione lavorativa, ma quell'analisi andava fatta a monte, superando le categorie della povertà che avete definito e, ancora una volta, provando che manca visione e lettura della complessità dei problemi che sta vivendo il Paese in questo momento.
In questo decreto emerge con forza la vostra idea cinica e classista della povertà: si è poveri per indolenza, si è poveri per demerito, si è poveri per scelta. Nessuna scelta, invece, sulle condizioni di lavoro: occupabili e precari per decreto dai 18 ai 59 anni, che è una fascia di età chiara e ampia. Si è occupabili tutti in egual modo, secondo voi: le donne, in un Paese che taglia i servizi, in un Paese dove si è scivolati dal sessantatreesimo al settantanovesimo posto nel Global Gender Gap; poi i giovani, quei giovani che per il 20 per cento - lo hanno citato in tanti - non hanno mai conosciuto altro contratto se non quello precario, se non quello a termine, se non abitato quelle zone buie del lavoro fragile e intermittente, degli stage, dei praticantati, delle formule miste tra lavoro dipendente e autonomo, quelle categorie, in quella fascia di età, che sono marginali e discriminate.
Sa, signor Presidente, vengo da una delle province alluvionate e nei primi giorni ero in servizio come volontaria in uno degli hub di prima accoglienza, dove, nel cuore della notte, abbiamo accolto cittadini e cittadine evacuati, alcuni per precauzione, e sfollati da tanti territori travolti dall'acqua, dal fango o minacciati dalle frane. Erano famiglie, anziani, persone sole, coppie, famiglie con figli e senza figli, persone senza rete familiare, persone senza fissa dimora. Quello che la pandemia ha isolato e invisibilizzato dentro le case quando arriva un evento catastrofico di queste dimensioni diventa visibile e si raccoglie tutto in un palasport di provincia. Dentro quei palasport voi avreste visto solo occupabili. Noi abbiamo visto persone, ognuna con la sua condizione e la sua dignità, ognuna, senza distinzione e categoria alcuna, con il diritto a una protezione sociale, ma questo decreto porterà questo Paese a essere l'unico in Europa senza misure universali a tutela di chi cade in povertà, comportando, ovviamente, altri effetti quali quelli della minaccia alla coesione sociale, della tenuta dei servizi sociali dei comuni e della sicurezza nei posti di lavoro. Poveri, occupabili e precari diventano nuove categorie che si fondono in una sola.
Dicevo, in apertura, del piano sequenza della Presidente, che accompagna i follower nel palazzo. Oggi quelle porte, che il 1° maggio si spalancavano sul CdM al lavoro e operoso, le immagino aprirsi su una sala vuota, dove campeggia un grande manifesto con una Venere imbarazzata e silente e con un solo hashtag: open to precarietà.